Arte Fiera Bologna apre i battenti e sotto i riflettori è lui, il neo-direttore Simone Menegoi: classe 1970, è un curatore di fama internazionale e dal curriculum magniloquente. Con la brevità di un tweet, ha scelto tre parole per definire il suo progetto per la prima (per anzianità) expo dedicata all’arte moderna e contemporanea in Italia: «Italiana, ambiziosa e in corso di rinnovamento». Su più fronti: dal layout grafico al Public Program. Concentrarsi sul quid dell’italianità senza però scadere nel provincialismo né restare indifferenti alla sperimentazione della ricerca internazionale. Intento programmatico è insistere sul legame con il territorio conservando la personalità colta di Bologna, guardando al contemporaneo, forte della sua tradizione legata all’arte moderna e post-bellica.
Primo diktat di Arte Fiera, in fase di selezione, alle 141 gallerie partecipanti, è stato la riduzione del numero degli artisti in mostra, al massimo tre per gli stand fino a 64 mq e sei per quelli grandi: l’invito è alla specializzazione e alla proposta di progetti curatoriali e solo show.
Arte Fiera sembra, infine, muoversi verso la valorizzazione di nuovi media: grande curiosità (e aspettativa) è concentrata sia sulla sezione di fotografia, affidata al collettivo curatoriale Fantom (Selva Barni, Ilaria Speri, Massimo Torrigiani, Francesco Zanot), sia alla rassegna di azioni performative Oplà – Performing Activities, a cura di Silvia Fanti.
Ma il weekend dell’1-3 febbraio, a Bologna, non è soltanto segnato da Arte Fiera. La lunga onda dell’arte moderna e contemporanea esce dai padiglioni del quartiere fieristico per diffondersi in città attraverso il fitto programma di Art City 2019, sotto la guida di Lorenzo Balbi, direttore artistico di MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Ambizioso e dal respiro internazionale, più delle precedenti edizioni: il calendario conta 17 main projects curatoriali e site specific. Dalla prima personale italiana di Mika Rottenberg al MAMbo alla retrospettiva di Goran Trbuljak a Villa delle Rose, dalla personale di Thomas Struth al MAST alla prima personale italiana di Geert Goiris a Palazzo De’ Toschi, l’edizione si annuncia memorabile.