Barefoot è un’idea semplice. E continua ad esserlo anche in questa seconda edizione che coinvolge i direttori dei musei italiani.
Lo spirito rimane lo stesso: un ciclo d’interviste con ventuno domande e ventuno risposte in cui si parli non solo di arte, ma anche di letteratura, musica, cibo e tanto altro. Piccoli spunti di riflessione e di ispirazione.
Per entrare e mettersi comodi, a piedi nudi, tra le mura di un museo.
1. Città d’origine, città attuale e città nella quale vorresti aver vissuto, in questa vita o in una precedente.
Nato a Napoli, ma avevo pochi mesi quando i miei si trasferirono a Milano. Vorrei sentirmi più napoletano di quanto effettivamente sia. Oggi vivo a Rovereto.
2. Il progetto di ricerca del museo in un tweet.
Il Mart è un’architettura straordinaria, con un’importante collezione di arte italiana del Novecento, situato in un meraviglioso paesaggio naturale. Bisogna dare forza a queste principali componenti.
3. Il mestiere del direttore di museo è.
Fare sì che un museo pubblico d’arte moderna abbia un valore anche per chi non si senta direttamente interessato o non si occupi di arte.
4. Un museo, Italia a parte, che vale la pena visitare.
Il museo d’arte contemporanea che Tadao Ando ha potuto realizzare nell’isola di Naoshima.
5. La passione più grande.
La filosofia, ma è anche il mio più grande timore.
6. Chiudi gli occhi e immagina una gioia.
Al mare da ragazzino, quando l’estate dai nonni durava più di due mesi e in una sera di luglio l’Italia vinceva i mondiali in Spagna: una gioia senza compromessi con il reale e con l’avvenire.
7. Un libro che ti ha ispirato.
Finzioni di J.L. Borges
8. Beatles o Rolling Stones?
Difficile: amo l’energia dei Rolling Stones e non riesco a non muovere ritmicamente la testa anche solo pensando a Jumping Jack Flash, ma i Beatles sono più universali e perversi.
9. Marina Abramovic o Ulay?
Mi commuove la fragilità di Ulay più del carisma di Marina.
10. Zuppa di?
Cipolle! Il piatto più sottovalutato al mondo.
11. Il bollettino di salute dell’arte contemporanea, in Italia.
È sana, molto sana, malgrado il disastro ambientale in cui si genera.
12. Un personaggio della Storia con cui avresti voluto sbronzarti.
Karl Marx, avrei voluto divagare e delirare con lui in merito ai fantasmi che si aggirano per l’Europa.
13. Una/un donna/uomo della letteratura che avresti voluto amare.
La Maga protagonista di Rayuela di Julio Cortàzar.
14. Un detto popolare della tua terra.
E qual è la mia terra? Sradicato come sono, baro e chiedo a mia moglie (giapponese). Scopro che a Osaka si dice: “se cadi sette volte, rialzati per l’ottava”.
15. Il vino più buono mai bevuto.
Una bottiglia di San Leonardo, in una cena di qualche anno fa quando i miei sensi mi hanno suggerito che non capivo e forse continuo a non capire nulla di enologia.
16. Il miglior artista di tutti i tempi, nella Storia dell’arte. E perché.
Picasso, perché ha divorato tutta la storia dell’arte e tutta l’arte è ancora in ogni sua opera.
17. Il menù che cucini per una cena fra amici.
Sono – senza falsa modestia – impareggiabile nella preparazione del cappone ripieno a Natale.
18. Il pezzo musicale che ogni essere umano dovrebbe aver ascoltato almeno una volta nella vita.
Ti direi un classico come il concerto in LA maggiore di Mozart K 622 e ne ero convinto quando studiavo clarinetto. La sera seguente il mio esame di terza media sono andato per la prima volta a un concerto rock: Bruce Springsteen a San Siro. Pazzesco!
19. Quando hai bisogno di “spegnere il cervello”: strategia?
Netflix con i figli e lascio il telecomando a loro
20. Sindrome di Stendhal. Ti è mai davvero capitata? Quando?
Non è la vertigine stendhaliana, ma un’intensa emozione me l’ha recentemente provocata la considerazione e il valore delle tombe degli uomini illustri nel Pantheon di Parigi.
21. Lasciaci un frame di te, fra vent’anni.
A rileggere questa intervista pensando: “oggi risponderei tutt’altro. Forse non ero io vent’anni fa”.