meanwhile

Light Art, Luna Park

di Gianni Valentino - Marzo 1, 2021

Torna Meanwhile in una formula rinnovata che nasce dalla voglia di puntare di più i riflettori sui bellissimi progetti dei quali ci occupiamo nella veste di ufficio stampa e, talvolta, di direzione creativa.
Per questo, abbiamo chiesto e chiederemo ad amici giornalisti, critici, curatori, artisti, libere riflessioni su di essi. Interventi che prenderanno forme diverse e del tutto personali: piccole interviste, recensioni, brevi approfondimenti sui temi toccati dalle mostre, racconti di fantasia che quelle mostre ispirano.
Ci piacciono le narrazioni evocative, ispirate…“calde”. E un comunicato stampa non sempre è sufficiente.

Il primo contributo è di Gianni Valentino, autore, poeta/performer, giornalista. Si occupa prevalentemente di musica e spettacolo, ma la sua mente eclettica e multiforme gli consente sguardi interessati e interessanti anche su altri linguaggi della cultura contemporanea, come l’arte visiva.
Colpito dalle opere e dalla mostra di Regine Schumann, in corso alla Galleria Dep Art di Milano fino al 30 marzo, ci ha inviato le sue riflessioni sul lavoro dell’artista tedesca.
Un flusso di rimandi, evocazioni, ricordi personali, suggestioni visive. E, alla fine, un invito aperto ai lettori: una chiamata all’immaginazione, al viaggio, all’incontro, al divertimento.
Tutto quello che ci è mancato in questo ultimo anno.

 

Regine Schumann. Chromasophia, Dep Art Gallery, Milano, installation view

Io lo so perché mi imbambolano, rapiscono, rallegrano le opere di Regine.

Perché ogni volta che le guardo ritrovo tutti i miei luna park.
Come quelli di Dan Flavin, gelidi e infantili, a Monaco di Baviera. O quelli roteanti di Mario Merz – sulla genesi matematica di Fibonacci – nella metropolitana Vanvitelli di Napoli. O i neon dei bar solitari e contadini nelle lande d’Irpinia e nell’odoroso Cilento. Così pure accade quando incontro la letteratura astratta di Bruce Nauman. E i versi ribelli nelle vetrine dello Stonewall Inn del Greenwich Village o dei breakfast club ad Harlem.

Embè, quel luna park magico e antico, familiare, spassoso, romantico, è il medesimo di quelli [meno raggianti e più introspettivi] propulsivi che creava quel manicomio di Mark Rocka Rothko. Regine, oggi, compone dei letti matrimoniali di scintille. Le accende, lascia che si esprimano, lascia loro l’innocenza del capitolo muto. Noi dobbiamo soltanto guardare ed entrare.
Se non passeggeremo sulla Luna, chissà se …, ora possiamo accarezzare i plexiglass di Schumann. Corridoi fluorescenti per chi è devoto alla fonte fotografica. I suoi uncinetti murali sono divertimento e passione, per chi ancora sa ascoltare il silenzio.
Però, rimirandoli uno alla volta, mi vengono un paio di domande: e allora gliele faccio. Per iscritto. E, quando un giorno vorrà, credo che potrà mandarmi anche una lettera per rispondermi. E voi però non saprete cosa ci siamo scritti. RIDO.
Perché la meraviglia delle lettere è questa: non strombazzare sui social quel che accade fra due persone. Sono generoso e una cosa ve la concedo però: di sbirciare quali domande le porrò.

Regine, perché c’è il verde smeraldo accanto al blu, e non il giallo?
Perché ritorna così spesso quel rosa-porpora? Quale valore ha il rosa per te?
In relazione a quali parametri decidi la misura di ogni tua installazione?

A proposito, questa vale per tutti: avete genio di ballare assieme a me Neon Lights dei Kraftwerk? E su! Così facciamo finta di essere tutti in gita a Coney Island. Si può fare.

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