Attraverso il contributo di molti artisti la musica si trasforma in un’esperienza sensoriale completa: esce dal pentagramma e anima le nostre città, dando al suono una dimensione estetica da contemplare.
Nel 2011 il musicista e compositore Céleste Boursier–Mougenot realizzava per gli spazi del Cubo dell’HangarBicocca From here to ear (v.15), installazione sonora che invitava lo spettatore a compiere una passeggiata nello spazio abitato da chitarre e diamanti mandarini, una varietà di uccelli australiani noti per la vivacità e la bellezza dei colori. Ogni movimento del visitatore contribuiva a dar vita a un suono, fosse esso rumore di passi, cinguettare di uccelli o corda di chitarra pizzicata a caso. L’installazione di Boursier–Mougenot, che dal 1999 fa il giro del mondo, è l’ennesima prova di come la musica non sia solo da ascoltare, ma possa coinvolgere anche gli altri sensi e diventare fonte di ispirazione per mostre ed eventi.
In questi giorni, a Modena, Milano, Torino ci aspettano tre appuntamenti che sono una vera e propria “musica per gli occhi”.
Un percorso multisensoriale caratterizzato da opere audiovisive, installazioni, sculture e stampe digitali è per esempio quello che fino al 24 febbraio la Fondazione Modena Arti Visive dedica al giapponese Ryoichi Kurokawa, Al–jabr – questo il titolo dell’esposizione a cura del festival internazionale di musica elettronica e live media NODE. Le sue pratiche ricordano una versione tecnologicamente avanzata del kintsugi, arte tradizionale giapponese che ripara con l’oro i cocci di un oggetto di porcellana rotto. Il nuovo oggetto diventa così unico e irripetibile.
Utilizzando fenomeni audiovisivi Kurokawa crea, tra le altre, ad/ab Atom, un’opera composta da sette schermi in cui è possibile osservare l’estrema deformazione e astrazione del mondo atomico. Analogamente, nel tentativo di rappresentare la costante ricerca di equilibrio dell’universo, realizza la scultura audiovisiva Oscillating continuum che unisce l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo.
Fino al 16 novembre, invece, la Fondazione Mudima di Milano presenta alcuni cicli pittorici di Daniele Lombardi (1946–2018), pianista e compositore, oltre che studioso e collezionista, che è riuscito a legare l’impressione musicale al segno e al timbro cromatico. Le sue partiture evidenziano il desiderio di far vagabondare l’immaginazione, traghettandola dalla dimensione sonora a quella visiva. Tant’è che l’artista ha letteralmente dipinto il suono.
Le indagini sonore contemporanee sono infine protagoniste di Artissima: in collaborazione con la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, la fiera torinese presenta infatti la seconda edizione dell’OGR Award. Il premio è destinato quest’anno alla nuova sezione Sound, nata in risposta alla recente attenzione che artisti di diverse generazioni rivolgono al suono per mettere in discussione le logiche dell’arte visiva. I progetti di Daniel Gustav Cramer, Christina Kubisch + Roberto Pugliese, Ugo La Pietra, Charlemagne Palestine, Susan Philipsz, Lili Reynaud–Dewar, James Richards, Anri Sala, Tomás Saraceno, Michele Spanghero, Charles Stankievech, Void, Tris Vonna–Michell, Franz Erhard Walther e Marzio Zorio trasformeranno così lo spazio e la sua percezione. L’opera vincitrice, selezionata da una giuria composta da Anna Colin, Lorenzo Giusti e Judith Waldmann, verrà acquisita dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT per essere destinata alle OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino. Obiettivo del centro è infatti quello di far convivere ricerca artistica, performativa e musicale, facendo parlare la creatività con gli strumenti e i linguaggi delle più avanzate tecnologie digitali.